
Leo, figlio irrequieto di Luciano, una notte spara alcuni colpi di
fucile sulla saracinesca di un bar protetto da un clan locale, in quel
di Africo nel cuore dell'Aspromonte. Una provocazione come risposta a
un'altra provocazione. Un atto intimidatorio, ma anche un gesto
oltraggioso che il ragazzo immagina come prova di coraggio e
affermazione d'identità nei confronti del clan rivale e nei confronti
del padre, maggiore di tre fratelli, dedito alla cura degli animali e
dei morti, e lontano dalla cultura delle faide. I fratelli di Luciano
hanno preso altre strade lontano da Africo, in una Milano permeata di
affari criminali lungo la rotta della droga tra l'Olanda e la Calabria.
Dopo la provocazione notturna, Leo deve e vuole cambiare aria, e
raggiunge lo zio Luigi, il più giovane dei tre fratelli, spavaldo nel
correre su e giù per l'Europa stingendo patti "commerciali" con cartelli
sudamericani, e lo zio Rocco, ormai trapianto a Milano con aria e
moglie borghese, arricchito proprio dai proventi di quei traffici
internazionali. L'eco della bravata di Leo giunge in quel di Milano e
risveglia la mai sopita attrazione per la vendetta, la faida in un misto
di orgoglio represso dal benessere, o da esso alimentato sotto mentite
spoglie. Il fratello maggiore infatti viene richiamato bonariamente dal
boss del clan rivale, e umiliato nel suo essere uomo, primogenito, padre
di famiglia. I fratelli si mettono in viaggio verso il loro Sud, la
loro terra, sentendo il richiamo di una cultura antica, richiamo fatale a
un destino immutabile che punta dritto verso la tragedia, senza scampo.
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