Nemmeno con la Salerno-Reggio Calabria si era arrivati a tanto. Ci sono voluti dieci anni per costruirla e quaranta per ammodernarla. Il caso in questione ha un’aggravante pericolosa: si tratta di scorie e rifiuti nucleari. È il 1987 e con un referendum popolare l’Italia chiude le centrali nucleari. Nel 1999 nasce la Società di Stato «Sogin», incaricata di chiudere il ciclo delle centrali di Caorso, Trino Vercellese, Garigliano, Latina.
I decreti Bersani (2001) e Marzano (2004) definiscono la tabella di marcia: entro il 2014 Sogin deve mettere in sicurezza i rifiuti nucleari di tutti gli impianti, inclusi quelli dell’ex-Enea, ed entro il 2019 smantellare le centrali. I materiali ottenuti vanno custoditi sui siti in depositi dedicati e, a fine lavori, conferiti in un unico deposito nazionale che, nel frattempo, sarà individuato e che Sogin costruirà e gestirà (lasciando le aree completamente decontaminate). I costi previsti per l’intera operazione ammontano a 3,7 miliardi di euro, caricati sulla bolletta elettrica secondo un sistema regolatorio fissato dall’autorità per l’Energia (Arera) nella voce «oneri di sistema».
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