Nel 1996 il saggista britannico negazionista ed esperto di Adolf Hitler David Irving intentò una causa di diffamazione contro l'editore Penguin Books e l'accademica americana ebrea Deborah Lipstadt. Ne seguì una lunga istruttoria che culminò nel 2000 in un processo di 4 mesi tenuto a Londra. Coinvolti furono i migliori avvocati del Regno Unito a difesa della donna, mentre Irving decise di rappresentarsi da solo. Dalle vicende processuali, la Lipstadt scrisse un libro nel 2005 intitolato "Denial: Holocaust History on Trial" a cui si ispira il film di Mick Jackson.
Contrariamente a quanto si possa pensare, La verità negata non è un film sull'Olocausto. O meglio, lo è solo nella misura in cui esso costituisce l'oggetto della negazione che rimanda al processo di cui argomenta il film. Di fatto, come viene più volte riferito nel testo, "è come affermare che Elvis è vivo". Pesi diversi ma concetti identici: al centro vi è la rimozione forzata dell'evidenza, della Verità. Perfetta (per una volta) è quindi la traduzione italiana dell'originale Denial in quanto contiene le parole chiave d'apertura alla comprensione di un'opera più filosofica che storica.
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