Svezia. Festa di Santa Lucia. Padre, madre e due figli si svegliano serenamente. Il telefono squilla. È la madre di Leena che la cerca. Leena riattacca. Il telefono squilla nuovamente: è un ospedale che la informa che sua madre sta per morire e vuole vederla. Leena non vuole raggiungerla ma il marito la obbliga. Quel viaggio e quella visita fanno riemergere il passato della donna e di suo fratello.
È un film sulla rimozione di ciò che ci ha ferito nell'infanzia l'opera prima di Pernilla August, attrice scoperta da Ingmar Bergman che le offrì un ruolo in Fanny e Alexander e che poi ha avuto e continua ad avere una carriera prestigiosa. È un film sulla rimozione perché ci fa sentire quasi fisicamente come la ricerca di una condizione di vita accettabile dopo le sofferenze patite in giovane età reclami sempre una vittima: la memoria del passato. Leena non vuole più sentire parlare di quella madre alcolizzata che odiava ed amava un padre altrettanto disturbato. Perché ritrovare lei significa far riemergere quel passato che, come nel miglior Ibsen, è costato tanta fatica seppellire mentendo a se stessi.
Nel film della August a ciò si aggiunge un ulteriore e altrettanto importante elemento: il padre e la madre di Leena erano emigranti finlandesi.
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lunedì 17 settembre 2018
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