Un carnevale escheriano, mai realmente tragico ma solo miseramente grottesco
Scrittore di un solo libro giovanile, "L'apparato umano", Jep
Gambardella, giornalista di costume, critico teatrale, opinionista
tuttologo, compie sessantacinque anni chiamando a sé, in una festa
barocca e cafona, il campionario freaks di amici e conoscenti con cui
ama trascorrere infinite serate sul bordo del suo terrazzo con vista
sul Colosseo. Trasferitosi a Roma in giovane età, come un novello
vitellone in cerca di fortuna, Jep rifluisce presto nel girone dantesco
dell'alto borgo, diventandone il cantore supremo, il divo disincantato.
Re di un bestiario umano senza speranza, a un passo dall'abisso,
prossimo all'estinzione, eppure ancora sguaiatamente vitale fatto di
poeti muti, attrici cocainomani fallite in procinto di scrivere un
romanzo, cardinali-cuochi in odore di soglio pontificio, imprenditori
erotomani che producono giocattoli, scrittrici di partito con carriera
televisiva, drammaturghi di provincia che mai hanno esordito, misteriose
spogliarelliste cinquantenni, sante oracolari pauperiste ospiti di una
suite dell'Hassler. Jep Gambardella tutti seduce e tutti fustiga con la
sua lingua affilata, la sua intelligenza acuta, la sua disincantata
ironia.
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